Dott. Alberto
Stilgenbauer
“Quelli
che s'innamorano di pratica senza scienza son come il nocchiere,
che
entra in naviglio senza timone o bussola,
che
mai ha certezza su dove si vada.”
Leonardo
da Vinci
Progettare
è l’attività principale di ogni essere umano, ha a che vedere con la
concretizzazione di una sensazione, è l’organizzazione che si sviluppa e
struttura a partire da un desiderio, da un bisogno, qualcosa che poco prima non
aveva forma, e che con il progetto prende forma, anche se come modello, o
disegno, o bozza.
Progetto
e la relativa azione progettare che ne sussegue, viene dal latino projecere,
pro, ossia avanti e jacere che è l’azione del gettare, quindi il gettare
avanti. Proprio l’azione del gettare ha una densità notevole, il gettare è la
tipica azione del contadino, ossia prendere manciate di semi dalla sacca
indossata a tracolla, per spargerlo, ossia far sì che la terra lo fecondi. Un
chiaro valore simbolico generativo, anche per il concepimento dello stesso
essere umano, gettare il seme come un messaggio perché il terreno uterino ne permetta
l’annidamento. Nella sua struttura il progettare ha le stesse matrici, ossia lo
sviluppo di un nuovo; è il nuovo che prende il suo spazio, che reclama la sua
esistenza, che assurge a significato di presenza. Il progettare è in se stesso
un processo organizzativo, non solo per sapere e realizzare un’idea in un
gruppo, ma lo è anche quando è una singola persona a farlo, mi viene voglia di
dire: viverlo! Progettare è come una traccia che si va concretizzando nel suo
procedere, e nel procedere decide di volta in volta chi interessare, che cosa
far procedere, chi ascoltare e tutto ciò avviene nella stessa persona.
Il
progetto è la parte più logica ma ancora non realizzata concretamente che parte
dal desiderio, ma ancor prima di questo c’è uno stato di necessità nebuloso che
ha a che vedere con le proprie emozioni, è da lì che si parte, queste emozioni
vanno vissute nella loro significato, hanno bisogno di parole dette anche solo
a se stessi per prendere una prima veste dove si passi dall’invisibile al
visibile, sempre ancora solo a se stesso. In quest’assetto è facile che ci si
meravigli di se stessi, che ci si sorprenda di provare strane sensazioni che
tutte ad un tratto divengono consapevoli, e in questo momento è decisivo
l’entusiasmo che ne rappresenta l’espressione di un innamoramento, dove si
prende ogni minuzia delle sensazioni e si cerca di darle un senso, uno spazio
dove poter gestare e guardarla da innamorati sorpresi.
Se
dovessi fare un paragone, beh mi verrebbe in mente un campo d’aviazione con un
pivello pilota che mette le ali; il suo aereo accelera la corsa, barcolla sulla
pista, tentenna nello staccarsi da terrà, ma tenta ancora finché tutto d’un
tratto si stacca da terra, prima di poco, ma poi sempre di più. In quel momento
è l’aria che lo sostiene, avrà il problema di verificarsi in atterraggio, un
problema del dopo, ma ora vola, ora appartiene ad un'altra cosa, ora il
progetto esiste, non resta che trasformarlo in realtà.
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